Oggigiorno è di fondamentale importanza conoscere come si calcola PM10 emessa dai veicoli a motore, sia nuovi che usati. Le moderne concessionarie hanno acquisito grande consapevolezza rispetto a questo parametro, che influenza significativamente la sostenibilità ambientale del settore.
Nel valutare i livelli di emissioni di polveri sottili di un'autovettura, i concessionari adottano i più avanzati sistemi di misura e calcolo disponibili sul mercato. Questo permette di individuare con precisione il PM10 prodotto e di selezionare di conseguenza i modelli più rispettosi dell'ambiente.
Alle nuove vetture sono fatte rispettare stringenti limitazioni, ad esempio garantendo l'installazione di filtri antiparticolato di ultima generazione, mentre per i veicoli usati la verifica delle emissioni contribuisce a determinarne correttamente il valore residuo.
Alcune concessionarie si spingono oltre eseguendo interventi mirati per abbassare le emissioni, come la revisione della centralina elettronica o la sostituzione del filtro abitacolo, al fine di massimizzare le performance ambientali dell'usato in vendita.
Il PM10 indica le frazioni di particolato atmosferico il cui diametro aerodinamico è inferiore a 10 μm. Si tratta di microscopiche particelle solide o liquidi presenti nell'aria, tra cui polveri, fumi e aerosol, che possono provenire da svariate sorgenti quali il riscaldamento domestico, l'industria e in particolare il settore dei trasporti.
Le particelle di PM10, a causa delle loro dimensioni estremamente contenute, una volta inalate possono raggiungere le zone più profonde dell'albero respiratorio e causare gravi rischi per la salute.
Per questo motivo, il PM10 è monitorato attentamente dalle autorità competenti al fine di tutelare la qualità dell'aria sul territorio. I limiti previsti dalla normativa vigente in materia (DLgs 155/2010) sono di 40 μg/m3 come media annua e di 50 μg/m3 come concentrazione di soglia di allarme giornaliero.
Il settore automobilistico gioca un ruolo chiave nelle emissioni di PM10, specialmente nelle aree densamente trafficate. È quindi essenziale valutarne l'impatto al fine di promuovere iniziative di contenimento, ad esempio la corretta esecuzione della manutenzione ordinaria dei veicoli presso officine qualificate e autorizzate come quelle diSVA Group.
I fattori che maggiormente influenzano le emissioni di PM10 da parte del parco veicolare sono principalmente legati alle caratteristiche tecniche dei mezzi in circolazione e alle loro condizioni di manutenzione. Un ruolo determinante è svolto dall'anno di immatricolazione dell'autoveicolo. Logicamente, i motori più vecchi, non rispondenti alle moderne normative antinquinamento, emettendo quantità superiori di particolato.
Anche la classe ambientale Euro è correlata alla produzione di PM10, con i veicoli delle serie più arretrate che sopperiscono valori significativamente più elevati. Ugualmente importante risulta lo stato del motore e l'efficienza dei sistemi post-trattamento gas di scarico. Una corretta esecuzione dei tagliandi di manutenzione programmata è in grado di contenere le emissioni nel tempo.
Influiscono poi fattori connessi allo stile di guida, come le repentine accelerazioni o decelerazioni, nonché la velocità nelle aree urbane. Anche l'usura dell'abrasivo e le cattive condizioni del manto stradale contribuiscono ad aumentare il particellato sollevato dal passaggio dei veicoli.
I metodi di calcolo delle emissioni di PM10 da parte del parco veicolare sono principalmente due: l'approccio bottom-up e quello top-down.
L'approccio bottom-up prevede di quantificare le emissioni per singolo veicolo in base ai suoi parametri tecnici(potenza, anno, classe Euro) e di stile di guida, utilizzando appositi modelli matematici implementati in software dedicati quali Copert o HBEFA. Tali valori sono poi moltiplicati per il numero di veicoli per tipologia presenti sul territorio.
L'approccio top-down si basa invece sul monitoraggio delle concentrazioni ambientali di PM10 tramite centraline diffuse sul territorio. Tramite modelli computerizzati che simulano la dispersione degli inquinanti in atmosfera, è possibile risalire alla quantità totale emesse dalle varie sorgenti, tra cui i veicoli in circolazione.
Quest'ultimo metodo risulta più affidabile poiché tiene conto di tutti i fattori reali che influenzano la dispersione delle polveri sottili. Risulta però più complesso da implementare rispetto al bottom-up, più semplice ma che non considera appieno l'effettivamanutenzione autodei mezzi.